Si tratta di alchimie metafisiche. Una lievità di toni, di misure prospettiche, di atmosfere oniriche, informa i quadri di questa delicatissima pittrice, a cui non manca però la forza della provocazione. Una provocazione silenziosa, timida, sussurrata, che tradisce la contenuta espressività: una poetica del detto e del non detto, una soffusa aria d'amore per le chiarità celesti, vale a dire le trasparenze dei cieli, ove gli oggetti sono e non sono, si condensano e svaniscono in filamenti tentacolari, emblematici, che hanno valore lirico e anche gnoseologico, come di raccordo delle idee inespresse, del dettato artistico incompiuto e morbido.
Ora, a quale scuola legare Beatrice? Io credo poco alle scuole, alle casistiche che vorrebbero logicizzare e incasellare ogni forma d'arte nelle correnti, nelle estetiche di gruppo. Tuttavia, ho parlato prima di alchimie metafisiche, e getto lì adesso una mia impressione, soggettiva, del tutto personale: è un informale che sbocca nell'antimaterico, come a dire che Beatrice vuole annullare le cose, per spiritualizzarle.
Si tratta dunque di una poesia affidata a simbologie arcane, ma non al solo fatto tonale, perché le acqueforti e le xilografie (tra l'altro tra le realizzazioni migliori di questa pittrice) esulano dal colore (indicherei come quadro-chiave Ricordi pungenti 2, una straordinaria triste cupa scheletricità del mondo e un determinismo filosofico che rimanda alla nostra condizione esistenziale, in contrasto con la dolce malinconia dei quadri come Tra cielo e terra).
Tra la pittura e il mondo, c'è quasi un diaframma trasparente, a guisa di velature gialle, verdi, azzurrine, in gamme molteplici e raffinatissime. Una tavolozza apparentemente semplice, ma invece sofisticata e sapiente. Tenue, però. Come un'anima che è al di qua della sua stessa espressione. E qui sta gran parte del segreto lirico di Beatrice. Sono atmosfere irreali, lontane, neppure dentro un sogno, ma alla soglia: tra veglia e sogno, in un misto leggerissimo di spazi onirici e realtà reinventate.
Non so dire di più. Ma confesso che nemmeno ne ho la voglia, perché un silenzio più eloquente della parola e della scrittura meglio si confà al candore di queste opere, così semplici, così dematerializzate, così lievi; eppure tanto belle e singolari da non potersi dimenticare.
Aldo Onorati
Poeta e scrittore

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